L'ALDILA' prima puntata

tratta da "Dalla vita alla Vita" Messaggio Cristiano sull'Aldilà - Aldo Locatelli

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    INTRODUZIONE
    Con la sola ragione è difficile, e spesso impossibile, conoscere che cosa ci attende dopo questa fuggevole vita.
    C'è, senza dubbio, un "istinto del cuore" che conduce l'uomo a "respingere l'idea di una totale rovina e di un annientamento della sua persona". C'è anche la costatazione che l'attuale prolungamento della vita terrena non riesce a soddisfare "quel desiderio di vita ulteriore che sta dentro invincibile nel suo cuore" (cf Gaudium et Spes n.18). Noi infatti, siamo stati creati per l'eternità.
    In questa situazione di incertezza ci viene però incontro la Divina Rivelazione, mediante la quale possiamo conoscere in modo sicuro quello che Dio ha predisposto per noi.
    Per indicare il mondo che Dio ci ha preparato, si usano espressioni diverse, ora si parla di "Vita Eterna", ora di "Novissimi", ora dell' "Aldilà", ora di escatologia, ora di via Futura.
    Anche quest'ultima espressione può andare bene, e viene usata spesso perché per noi, che siamo ancora in questo mondo, l'aldilà è certamente futuro.
    Tuttavia quel mondo che incontreremo in futuro e che ci attende esiste già.
    Non solo esiste, ma è un mondo che ha un ordine e che ha un fulcro attorno al quale tutto si muove, e dal quale tutto ha consistenza. Questo fulcro è Cristo Risorto, che è stata la prima e la principale verità che deve predicare la Chiesa. Cominceremo allora a fissare la nostra attenzione sulla "Risurrezione di Gesù" per metterne in evidenza gli aspetti fondamentali. Da essa prenderanno luce tutte le altre realtà del mondo futuro che ci riguardano, a cominciare dalla nostra risurrezione. E dalla Risurrezione di Gesù, come attraverso uno spiraglio, potremo raggiungere e conoscere importanti caratteristiche dell'Aldilà ed i profondi legami che lo uniscono a questo mondo. Potremo così avere una visione d'insieme del mondo che ci attende e dei rapporti meravigliosi e consolanti che ci legano con coloro che là ci hanno preceduto.

    CRISTO È RISORTO
    `...Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno" (Mt 16,21)

    Gesù è l'unico uomo la cui vicenda terrena si è conclusa con la risurrezione.
    Tutti i libri del Nuovo Testamento ne danno testimonianza, tutti gli Apostoli ne hanno fatto l'oggetto principale del loro annuncio, tutte le chiese hanno proclamato questa verità ed ancora oggi nessuna chiesa può far parte del Movimento Ecumenico se non la professa.
    È interessante notare come, davanti alle 120 persone che costituivano la Chiesa Nascente, Pietro, indicando le prerogative che doveva avere chi avrebbe occupato il posto lasciato libero da Giuda, abbia così dichiarato: "...si rende necessario che uno dei tanti che furono della nostra compagnia durante la vita in mezzo a noi del Signore Gesù, dal giorno del suo battesimo per mano di Giovanni fino alla sua Ascensione, venga costituito insieme a noi testimone della sua `risurrezione' (At. 1,22-23).
    La risurrezione di Gesù è infatti il punto culminante della sua vita, che spiega e dà senso a tutto quello che Egli ha detto ed ha fatto, ed aiuta a capire il valore della sua morte redentrice: gli uomini lo hanno messo ingiustamente a morte, ma Dio lo ha glorificato. Essa è l'inizio, nella speranza, di quello che Dio ha promesso a tutti noi. Per questi motivi la risurrezione di Gesù sta al centro dei Messaggio Cristiano.
    Ma sappiamo noi esattamente che cosa intende insegnare la Chiesa quando annuncia che Cristo è risorto?
    La Chiesa insegna che Cristo, dopo essere morto in croce e dopo essere stato sepolto, ha ripreso a vivere con tutto il suo essere: anima e corpo. Ha ripreso a vivere, non tornando indietro, come nei casi delle tre risurrezioni operate da lui nella vita pubblica (la risurrezione della figlia di Giairo, quella del figlio della vedova di Naim e dell'amico Lazzaro), ma andando avanti, portandosi così nell' "Aldilà" in una inaspettata novità d'esistenza.
    Cristo è entrato per primo, con tutto il suo essere, nel mondo nuovo e lo ha inaugurato.
    Il corpo del Risorto ha una sua peculiare misteriosità perché non è un fantasma, e neppure presenta le stesse proprietà possedute nella vita terrena. S. Paolo parla di "corpo spirituale". "Corpo" perché può essere visto, guardato, toccato; "spirituale" perché non può essere soggetto ai condizionamenti spaziotemporali di questo mondo: può apparire e scomparire, entrare e uscire dal cenacolo a porte chiuse.
    Si suol dire che il Risorto è una realtà "metastorica", perché vive al di là della storia, in una situazione gloriosa, ove sofferenza e morte sono debellate per sempre. Ma si deve anche dire che è anche "storica" perché realmente accaduta. Significativo è questo testo: Al mistero della risurrezione di Gesù dai morti, per quanto indescrivibile con parole umane, è un fatto obiettivo e storico. Esso è accaduto e si è compiuto entro la storia di questo mondo, ma nello stesso tempo l'abbraccia tutta e la supera. Per questo bisogna dire che, oltreché storica, la risurrezione è anche metastorica e sovrastorica»» (Editoriale, "La risurrezione di Cristo e il futuro dell'uomo", in La Civiltà Cattolica, 132-1981,109). Data la fondamentale importanza della risurrezione di Gesù per comprendere il mondo futuro, conviene fin d'ora fare alcune precisazioni.
    1. Prima di tutto va precisato che Gesù è vivo, ma non semplicemente nel senso che, essendo ricordato ed amato da un stragrande numero di uomini e di donne, rimane vivo nei loro cuori; è vivo anzitutto e soprattutto nel senso che è vivo proprio lui. Proprio come ne parlano gli Atti degli Apostoli: "Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio" (At 1,3).
    2. Inoltre Gesù "è apparso ad essi vivo", non già come un fantasma o come un angelo, ma proprio col suo corpo, che si è reso tangibile agli Apostoli, mostrando i segni delle piaghe nelle mani e nel costato.
    3. Va inoltre sottolineato che il Corpo del Cristo Risorto è in continuità con lo stesso corpo posto nel sepolcro.
    Non si tratta di un corpo totalmente nuovo venuto dal Cielo. Tutti i Vangeli parlano del sepolcro vuoto, ed il fatto che Cristo abbia voluto mostrare le sue piaghe sta a significare che si è realizzato un passaggio, misterioso quanto unico nella storia, un vero passaggio, una trasformazione tra il corpo posto nel sepolcro e quello risorto.
    "È risorto, non è qui" disse l'angelo alle donne (Mc.16,16). E cioè: proprio perché è risorto non può essere qui.
    Si comprende allora perché la Chiesa nel periodo pasquale ci inviti ad esprimere la nostra gioia rivolgendoci a Maria con questa parole: "Rallegrati o Maria, perché colui che hai generato è risorto. Come aveva detto. Alleluja".
    Su questi fondamentali aspetti, e su altri che richiameremo più avanti, siamo chiamati a riflettere per comprendere l'elevatezza del nostro futuro destino e del mondo che ci attende.
    NOI TUTTI RISORGEREMO
    "Gesù le disse: tuo fratello risusciterà. Gli rispose Marta: so che risusciterà nell'ultimo giorno... " (Giov 11,23-24)Sin dai primi tempi del Cristianesimo i Padri hanno mirabilmente riassunto l'opera salvifica di Gesù con questo detto: "Il Figlio di Dio si è fatto uomo perché gli uomini diventassero figli di Dio".
    Elevati alla dignità di figli di Dio, gli uomini hanno così acquistato il diritto di partecipare allo stesso destino di Cristo, e più precisamente alla sua risurrezione gloriosa. Essa fa parte essenziale di un unico piano divino. La rivelazione della nostra risurrezione, già resa nota nell'A.T. e già accolta dal pio ebreo, è stata poi da Cristo stesso riaffermata e perfezionata, sia attraverso le sue parole, sia attraverso l'avvenimento della sua risurrezione.
    Più volte Gesù ha avuto modo di affermare questo nostro destino attraverso il suo insegnamento orale. Ed è quanto mai forte e chiara la sua presa di posizione nella discussione con gli appartenenti alla setta dei sadducei, che non ammettevano la risurrezione e che pensavano di giustificarsi portando obiezioni poco serie. Gesù le ha vanificate senza mezzi termini, stigmatizzando, sia la loro incapacità di saper interpretare le scritture, sia la loro mancanza di conoscenza della potenza di Dio, sia il loro concetto troppo materialistico della risurrezione. Concluse, quindi, con queste parole: "Quanto poi ai morti che risorgono, non avete mai letto nel libro di Mosè, nel passo del roveto, come Dio gli parlò dicendo: Io sono il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Non è il Dio dei morti, ma dei viventi! Sbagliate di molto" (Mc 12,18-27).
    Ma è anche e soprattutto da quello che Gesù ha fatto, e precisamente dall'evento della sua risurrezione, che ci vengono ulteriori lumi per meglio comprendere la nostra.
    Cristo che, risorgendo, è entrato nell'aldilà con un corpo trasfigurato, insegna che anche nella nostra risurrezione ci sarà una trasformazione che supererà tutte quelle possibili a questo mondo. Si tratta, infatti, di un avvenimento che nessuno può immaginare.
    È tuttavia particolarmente interessante ed illuminante, anche dal punto di vista della credibilità, quanto scrive San Paolo nella sua prima lettera ai Corinti, dove cerca di rispondere ad alcune obiezioni ricorrendo all'immagine del seme che poi diventa pianta. "Ma qualcuno dirà: come risorgono i morti? E con quale corpo?" Insensato! Quello che tu semini non riprende vita se prima non muore. E quel che tu semini non è un corpo che dovrà nascere, ma un nudo chicco di frumento, ad esempio, o di qualsiasi altra specie. E Iddio gli dà un corpo secondo che ha voluto e a ciascun seme il proprio corpo. Così è pure per la risurrezione dei morti. Si semina un corpo preda della corruzione e risorge dotato di incorruttibilità; lo si semina spregevole e risorge in splendore; lo si semina soggetto a debolezza e risorge investito di forza; si semina un corpo in condizione terrena e risorge un corpo spirituale..." (1Cor 15,35-38.42-44).
    Considerando il passaggio dal seme alla sua pianta, siamo anzittutto aiutati a cogliere una importantissima duplice caratteristica che riguarda il passaggio dal corpo terrestre a quello celeste: si tratta di ciò che in teologia viene indicato come rapporto di "continuità discontinuità". Nella risurrezione c'è qualcosa che cambia (discontinuità) e qualcosa che permane (continuità).
    Il mutamento, "la discontinuità", avviene nella linea della spiritualizzazione e della sublimazione del corpo. I corpi risorti, liberati dalla corruttibilità e dalla debolezza, saranno simili al corpo di Cristo glorioso; allora il corpo sarà partecipe dello splendore dell'anima, non ci sarà contrasto tra apparenza e realtà: bontà e bellezza si equivarranno...
    C'è poi l'aspetto della "continuità", che indica il perdurare di qualcosa di misterioso per cui possiamo affermare con il Con. Lat. IV (1215) che "Tutti risorgeranno coi loro propri corpi, quelli che posseggono ora". I teologi hanno cercato di spiegare in modi diversi come questo possa accadere. Ma, al di là delle ipotesi teologiche, riteniamo sempre meritevole di attenta considerazione, quanto già scriveva papa san Gregorio Magno: "Perché vuoi comprendere con la ragione in quale modo ritornerai, tu che non sai in che modo sei venuto? Lascia alla potenza del tuo Creatore ciò che di te stesso non riesci a capire. Certamente infatti, poiché tu sei stato fatto dalla terra, e la terra dal nulla, tu sei stato creato dal nulla. Affinché dunque non disperi della risurrezione della carne, pensa saggiamente che è più facile a Dio riparare ciò che era, che aver fatto ciò che non era. Se poi non riesci a comprendere con la ragione il fatto della risurrezione, rifletti quante cose non comprendi come siano, e tuttavia non metti in dubbio che esistano" (In Ezecbielem, II, Homelia VII, cap. 8-9 PL 76,1033, p.191).
     
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